Il consumo consapevole è quello in cui si conosce il valore di ciò che si compra e si acquista sulla base dei propri bisogni ; quindi serve dare una chiara definizione alle parole.
definiamo i termini
I beni economici si distinguono in durevoli e non durevoli, sulla base della modalità di soddisfacimento dei bisogni. Cioè, a decidere se un bene ci accompagnerà per decenni o per minuti è il modo con cui decidiamo di utilizzarlo per soddisfare il nostro bisogno.
Il collegamento tra durata della vita di un bene e bisogno è quindi insito nella stessa definizione.
Dalla Treccani: durevole: aggettivo
- Caratterizzato da premesse e fondamenti che ne garantiscono la continuità nel tempo.”una pace d.”
- In economia, di bene di consumo o strumentale, che pur logorandosi nel tempo è capace di prestare più servizi utili successivi (per es. vestiti, mobili, macchine, ecc.).
Quindi un bene durevole è capace di prestare più servizi utili successivi, cioè puoi inventarti un suo uso differente, anche dopo che ha fatto il suo dovere. Ve ne avevamo già parlato in passato di come ogni cosa si possa riusare, ma fa sempre bene ripassare, che qui in un attimo ci ritroviamo incapaci di usare la stessa camicia per più di 3 volte.
I beni usa e getta invece, si usano una volta e poi si buttano. Hanno un loro senso ed una loro utilità. Ci sono situazioni in cui sono necessari e ben venga l’averli inventati ed aver messo appunto processi industriali in grado di tenere basso il prezzo. Senza di loro il periodo pandemico sarebbe stato ancora più difficile di quanto già non sia stato, ma vanno usati con parsimonia e tanto criterio.

Soprattutto non è un bene trasformare i beni nati per durare una vita, o anche due, in beni da usare e gettare nella pattumiera. Un consumo consapevole non può basarsi su una simile trasformazione. No, fare bene la differenziata non basta.
Se anche butto la carta e la plastica al suo posto, questa non significa che non stia producendo rifiuti o consumando energia e materie prime, solo lo sto facendo un pochino meglio.
Il punto focale, nella trasformazione da durevole ad usa e getta, è proprio il legame tra durata della vita di un bene e soddisfacimento del bisogno.
l’invasione dell’usa e getta
Fino a pochi anni fa, non parlo di centinaia di anni fa, parlo di 40 anni fa, non esisteva proprio il bisogno di cambiare cappotto ogni due settimane o di avere una nuova libreria ogni 2 anni; il consumo consapevole era nel nostro DNA.
Non era una questione di benessere economico o di classe sociale. Se il livello di benessere era alto, avevi una camicia da 200.000 lire, se il livello era più basso, la avevi da 50.000 lire, ma sempre una, non 2543.
Lo stesso con elettrodomestici, borse, arredi etc etc. Il bisogno era di una libreria, non di cambiarne una ogni volta che me ne veniva il lieve desiderio. Perchè saremo anche fatti per cambiare, ma questo non significa buttare tutto e ricomprare tutto.
Sono i bisogni ad essere mutati, se i miei bisogni mutano, avrò bisogno di cambiare ciò che ho attorno a me, ma davvero i nostri bisogni mutano così rapidamente? Il vento del cambiamento soffia instancabilmente sopra le nostre teste?
Ad un certo punto, intorno agli anni ‘80 alcuni oggetti hanno iniziato ad avere prezzi inferiori, sono diventati più accessibili. Da una parte i progressi tecnologici a dall’altra l’inizio del processo di globalizzazione hanno consentito di produrre a prezzi più bassi e così abiti, elettrodomestici, accessori vari sono diventati improvvisamente economici.
L’abbassamento del prezzo ha generato una sorta di corsa all’aquisto, lo compro perchè costa poco, non è che sappia che farmene, ma posso permettermelo e lo prendo.
L’effetto Diderot
Inoltre, campagne pubblicitarie continue e martellanti sfruttano l’effetto Diderot.
Racconta Diderot che gli fu regalata una splendida veste da camera. Una volta indossata si rese conto che i suoi abiti stonavano con lei e così ne comprò di nuovi. A questo punto era la stanza intera a stonare con lui e così cambiò mobili, tende e ogni altra cosa, in un effetto domino senza fine e che, ad ogni acquisto, poteva ricominciare da capo.
Dall’essere padrone della sua vecchia veste da camera, era diventato schiavo della nuova.
Sulla spirale generata, fa leva il marketing, creando insoddisfazioni, per generare bisogni che possono essere appagati con nuovi acquisti. Acquisiti che non soddisfano mai completamente il cliente, perchè un cliente soddisfatto è la fine per un marketing consumistico.
Ora siamo ad una sorta di svolta.
ed ora?
E’ ormai chiaro che il prezzo bassissimo scritto sull’etichetta, è solo una piccola parte del prezzo reale. Prezzo che paghiamo tutti in termini di impatto ambientale e sociale.
Che i nostri acquisti debbano essere più sostenibili sembra essere un fatto universalmente accettato, ma come si inverte la tendenza? Come si esce dall’effetto Diderot?
Forse, per chi produce, la scelta più semplice è anche la più ovvia. Capire i bisogni del cliente e soddisfarli pienamente. Dargli un prodotto che si adatti alle sue esigenze e che possa accompagnarlo per molti anni. Insomma, ridare agli oggetti quella capacità di divenire catalizzatori e raccoglitori di ricordi ed emozioni. Si può tornare ad un consumo consapevole, se si torna a dare il giusto valore agli oggetti che compriamo ed al denaro che usiamo.
Io ho il ricordo di un maglione, comprato col mio primo stipendio, che ho ancora nell’armadio. Lo uso per stare a casa ed è un oggetto dal quale non mi separerei mai. Oppure lo spremiagrumi in vetro di mio nonno, che non cambierei con nessun altra diavoleria moderna.
Sembra una cosa banale, ma è spesso nelle scelte più semplici ed alla portata di tutti che risiedono le soluzioni più durature e accessibili.
E le istituzioni?
A fine 2019, la Comunità Europea ha varato il Green Deal, un progetto decisamente ambizioso e lungimirante che tocca tutti gli ambiti.
Dai trasporti all’energia, dai rifiuti ai servizi, dall’istruzione all’alimentazione, ogni ambito è stato preso in considerazione e sarà oggetto di interventi, proposte e analisi. I bonus relativi all’edilizia, fanno parte del pacchetto e cercano di migliorare il nostro assetto energetico-
In particolare, la commissione ha adottato il CEAP, cioè il Piano d’azione per l’economia circolare. Un piano che stabilisce un programma di azioni che coprano l’intero ciclo di vita di un prodotto arrivando sino ai rifiuti che esso genera. A detta della commissione è un programma ambizioso, ma già averlo messo per iscritto e iniziare a parlarne diffusamente è un passo importante. La strada per tornare ad un consumo consapevole parte da qui.
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