Nell’arco della vita di una persona i cambiamenti sono continui e sono sempre di più. Siamo diventati estremamente fluidi e rapidi, interconnessi con il mondo attorno a noi, affrontiamo cose che i sino a 20 anni fa sarebbero sembrate impossibili, e lo facciamo quasi senza accorgercene.
Il fluire della vita
Le nostre vite sono decidamente piene, abbiamo interessi, viaggiamo, cambiamo lavoro, ci sposiamo, andiamo a vivere da soli. Mettiamo su famiglia, prendiamo un cane, un gatto o un uccellino. Le famiglie crescono, si ampliano e ognuno ha bisogno di suoi spazi e dei suoi ritmi. Alle volte ci ritiriamo in noi stessi e ci prendiamo una pausa. Diventiamo grandi, i figli vanno via e ci riprendiamo spazi e tempi, modificando nuovamente le nostre abitudini ed i nostri bisogni.
Far si che la nostra casa possa seguire tutto questo meraviglioso flusso, senza spendere un patrimonio e con un certo stile, non è cosa da poco e quindi ben venga, ma c’è un ma in tutte le cose.
Le risorse sono un bene finito

Ogni oggetto, che sia esso un automobile, una penna o una libreria, per poter essere costruito e messo sul mercato, ha consuma materie prime ed energia. Più è breve il ciclo di vita di questo oggetto e più questo consumo sarà frequente.
Proviamo a vedere cosa accade. Il signor Pinco decide di produrre penne, mette su la sua fabbrica e comincia. Le sue penne hanno successo! Hanno un prezzo abbordabile, sono belline e fanno il loro lavoro. La domanda aumenta e lui vuole aumentare la produzione. Quindi decide di far fare straordinari, magari passa parte del personale sui turni e ottimizza i processi per renderli più efficienti. Ognuno di questi cambiamenti costa e quindi cerca un modo per non intaccare troppo i suoi guadagni. Può comprare le materie primi in grande, magari anche di una qualità inferiore, può vedere se ci sono luoghi in cui il costo del lavoro è più basso e magari fare qualche piccola modifica al suo prodotto così gli costa meno produrlo. Insomma, si innesca un ciclo che abbassa il costo del prodotto e aumenta il guadagno e, insieme al costo del prodotto, si abbassa anche la sua qualità. Ovviamente il ciclo porta anche ad un maggior consumo di risorse e ad un aumento degli scarti, sia dalle lavorazioni che dalle singole case in cui le penne arrivano. Insomma, le discariche si riempiono di biro.
La situazione attuale
Questa è più o meno la situazione in cui siamo ora, mobili, abiti e oggetti disponibili ad un prezzo basso, che hanno una vita media breve e che compriamo in grandi quantità.
Lo slogan “siamo fatti per cambiare” cavalca questa onda e ci dice di continuare a comprare mobili come se non ci fosse un domani, tanto costano poco e domani li possiamo cambiare.
Ecco, appunto, dove vanno a finire i mobili che non usiamo più? non solo, come si rigenerano le energie consumate e le materie prime trasformate?
Manteniamo durevoli i beni che lo sono
Il punto è tutto qui. Ogni volta che un bene durevole e, mi dispiace, ma una libreria è un bene durevole! si trasforma in un bene di consumo, non si fa altro che pigiare sull’acceleratore del processo, dando un ulteriore colpo ad un sistema mondo già piuttosto sofferente.
Quando un oggetto arriva alla fine della sua vita, finisce in discarica e le discariche non sono luoghi in grado di aumentare la loro capienza magicamente: si riempiono e i rifiuti vanno distrutti, solitamente bruciandoli. Quindi ogni oggetto con una vita breve genera un rifiuto in più da smaltire e sono molto pochi i prodotti progettati in modo da avere giù una via di riutilizzo a fine vita e nessuno di questi oggetti viene sponsorizzato come usa e getta.
Non entro nel merito delle questioni etiche dietro a ogni colosso che produce cose anche decenti ad un costo così basso, resto solo sulle questioni ambientali e di stile, ma chiedersi come sia possibile arrivare a certi prezzi è un obbligo morale di ognuno di noi.
Restiamo sul pezzo
Sto perdendo il filo del discorso, riprendiamolo.
Le risorse, TUTTE le risorse, non sono infinite ed hanno bisogno di tempo per rigenerarsi: l’acqua, l’energia, le persone, l’aria, il suolo, insomma TUTTO. Se i processi si intensificano rapidamente, non si da il tempo al sistema di assorbire l’incremento e di adeguarsi. Il guadagno che si ottiene finisce nelle mani di chi detiene i cicli produttivi, ma i danni che produce non ricadono solo su di lui, bensì su tutto ciò che ha intorno.

Se io aumento i ritmi della mia catena produttiva, avrò un guadagno maggiore, ma questo potrebbe far si che qualche lavoratore accusi problemi muscolari alla mano, ecco quel problema lo ho io mica tu, o no?
Per cui possiamo dire che, anche da un punto di vista etico e di giustizia sociale sarebbe auspicabile condividere i guadagni se proprio si devono condividere i danni collaterali.
Vediamo di concludere
Che noi si sia fatti per cambiare è fuori di dubbio, risiede nella nostra più intima natura ed è ciò che ci ha fatti evolvere.
Quello che è meno ovvio è come possiamo gestire questa nostra caratteristica, che non implica in alcun modo, l’acquisto compulsivo di librerie a basso costo! Il vento del cambiamento soffia, non lo si può mica fermare, ma forse può essere sufficiente dare una mano di bianco e cambiare le tende, perché la tua casa abbia un’aria nuova e possa accogliere un bimbo nuovo.
Il cuore del problema è proprio la quantità, ogni volta che ci muoviamo nella direzione di avere di più, di fare di più e di farlo più in fretta, finiamo con il calpestare qualcosa senza nemmeno ottenere granché.
Quindi proviamo a rallentare e a farci quattro domande prima di comprare qualcosa. Ogni azienda ha un impatto sull’ambiente in cui viviamo e, comprando da loro, decidiamo se sostenere le loro politiche oppure no.
Come possiamo fare per conoscere le politiche di sostenibilità di un’azienda?
Bilancio di sostenibilità
Dal 2014, mi sembra, la direttiva Barnier impone, alle aziende con più di 500 dipendenti e con altre caratteristiche che non sto a spiegarvi, la redazione del Bilancio di Sostenibilità.
Questi bilanci sono documenti in cui le aziende raccontano cosa hanno fatto e cosa faranno in futuro per dare il loro contributo alla sostenibilità. Quindi abbiamo un mezzo per informarci che va oltre lo storytelling commerciale, ma entra nel merito delle azioni realmente compiute.
Fanno parte del bilancio societario ed hanno quindi un certo valore, ve ne metto alcuni:ecco ce ne sono tantissimi on line, sono strumenti di marketing non da poco e quindi li si fa.
Leggerli apre mondi, se c’è una reale volontà di fare qualcosa per il pianeta in cui viviamo li dentro lo trovate scritto.
Ve ne lascio qualcuno, sono anche bellissimi da vedere
- Il primo, Mapei produce materiali per edilizia, vernici e altro
- La Lavazza, non servono le presentazioni.
- La Ratti, stampano tessuti dal 19445 e no, non lavoro per loro.
Potete trovarne molti on line, possono essere un modo per capire se realmente un’azienda si è impegnata o se vuole solo cavalcare un’onda del momento. Quindi vediamo chi riesce a trovare il più bello e quello con il sogno più grande!
Come sempre ecco la playlist di accompagnamento e qui trovate la puntata precedente.
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