“Nulla si crea, nulla si distrugge, tutto si trasforma”
é la legge di conservazione della massa, una delle leggi fondamentali della fisica che governa l’universo. Adesso è anche la base su cui si fonda l’economia circolare che va tanto di moda e sostituirà la sostenibilità
Che poi, i nostri nonni ci erano già arrivati, lungimiranti loro. Usavano gli oggetti allo sfinimento. Una volta sfiniti, li disfavano e usavano ogni parte in altro modo. Per loro riusare le risorse era vangelo. Avevano chiaro che nulla è infinito e si doveva averne cura.
Passare gli abiti da un figlio all’altro, fare coperte con i maglioni per cui non c’erano più figli, sono esempi di buon senso contadino. Adesso è diventato progetto creativo da parte di una crew alternativa.
Attendo il momento in cui qualcuno darà nuova vita a chiodi e spaghi del nonno gridando ai quattro venti le sua nuova idea creativa.
le risorse finiscono
Ad ogni modo, non so davvero cosa ci abbia dato l’impressione che ogni risorsa su questo pianeta sia infinita e a nostra completa disposizione.
Tuttavia siamo entrati in questa ottica e, ad un certo punto, abbiamo smesso di comportarci in maniera assennata ed abbiamo pensato di poter saccheggiare ogni luogo come se non ci fosse un domani, ecco se andiamo avanti così un domani ci sarà, ma sarà molto meno roseo del presente che stiamo vivendo.

Non si tratta di essere catastrofisti o pessimisti, si tratta solo di buon senso, lo stesso che faceva mettere via chiodi, bottoni e spaghi ai nostri nonni.
Bottoni che venivano buoni per far giocare i nipoti e spaghi che servivano per legare pomodori e gerani.
“Nulla si crea, nulla si distrugge, tutto si trasforma” lo ha detto un tale Lavoiser nei primi del ‘800. Dopo è arrivato Einstein e la sua relatività, che ha stravolto la fisica classica, ma il postulato non ha perso valore. Si è solo trasformato un pochino ed è diventato, per farla semplice, E=mc2. Massa ed energia sono poi la stessa cosa e così può sembrare che qualcosa si crei, ma solo pagando il prezzo in energia. Per noi nulla cambia, finiamo sempre col consumare qualcosa e col produrre scarti.
La sola strada praticabile è quella di usare le risorse con criterio e parsimonia, pensando già a cosa farne dopo. Affrontare il processo produttivo avendo già in mente come riusare le risorse alla fine della vita dell’oggetto. Anche perché, lo spazio per i rifiuti prima o poi finirà.
Ormai ce ne stiamo rendendo conto nella nostra quotidianità. La Terra fa fatica, le stagioni sono cambiate, il clima tende ad estremizzarsi. Anche davanti a tutti questi segnali noi fatichiamo a renderci conto che il cambiamento è reale e che abbiamo in mano noi la situazione.
La abbiamo in mano sempre, sia quando decidiamo di consumare, sia quando decidiamo di non farlo, ma tendiamo a non voler vedere.
basterebbe rallentare
Ogni volta che ci viene suggerito che, forse, potremmo consumare meno, o anche solo consumare diversamente, ci sembra ci venga detto di compiere chissà quale estremo sacrificio.
E’ come se fossimo dei bambini. Davanti abbiamo il nostro bel quadretto di cioccolato, il buon senso ce lo dice che aspettando potremmo avere l’intera tavoletta, magari da dividere con gli amici, ma l’ansia e la fretta ci fanno allungare la mano e divorare il malcapitato quadretto.
Ecco, basterebbe rallentare. Non serve diventare talebani e smettere di fare qualunque cosa, basta rallentare e tornare ad usare un filo di sano e vecchio buon senso. Cercare di usare diversamente le cose, riutilizzarle e magari comprarne meno e che siano fatte per durare.
Qu in bottega riusare le risorse è quasi una religione.
Il tappezziere è brianzolo, ed è attento ai denari, non dico che sia tirchio, ma tende ad essere parsimonioso.
Inoltre accumula, accumula ogni cosa, può sempre venir buona e così riusare per noi è necessario, l’alternativa è restare sepolti dalle cose.
Alle volte aiuta a risolvere problemi. Quando il tappezziere ha tenuto tutti i riquadri di legno di una testata, lo avrei strozzato. Alla fine ne è venuta fuori la testata del nostro letto
Altre volte è solo un impiccio e vorresti aver buttato tutto da tempo.
Ad ogni modo, a parte le digressioni di chi è reduce da un trasloco, riusare è cosa che ha sempre un suo perché. Provare riserva sorprese, fosse anche solo usare i contenitori dello yoghurt come portapenne.
il riuso come ragione di vita
Quando si è artigiani, il riuso può raggiungere livelli importanti.
Un divano, ma anche un letto o una poltrona, sono fatti di legno, molle e cinghie, poliuretano e tessuto.
Ognuna di queste materie prime è scelta per durare nel tempo, e da sempre si è lavorato per poter disfare e riusare queste risorse preziose.
Il tessuto non è incollato alla struttura, è fissato con chiodi o graffette, quindi lo si può rimuovere senza rovinarlo.
Il poliuretano è incollato, ma si ricicla, essendo prodotto chimico può essere rimandato in fabbrica e tornare come nuovo.
Le cinghie e le molle sono fissate con graffette, chiodi e corde, si smonta tutto con pazienza e si riusa.
Lo stesso dicasi per la struttura in legno, si può darle una nuova forma, oppure tagliarla e dare vita ad un divano più piccolo, o ancora attaccarci altro e trasformarla in un divano più grande.
Insomma, se hai ben chiaro che nulla è fatto per essere gettato, lavori fin dall’inizio pensando a quando quell’oggetto tornerà da te e tendi a semplificare i passaggi che dovrai fare dopo.
Non siamo i soli a lavorare così, quando ci portate oggetti da rifare, ci accorgiamo subito se a farli è stato un artigiano, ha lavorato in modo da poter rifare.
Quindi, qui in bottega, dove eravamo sostenibili quando la parola nemmeno esisteva ancora, finiamo anche con riusare divani piccoli per farne divani grandi e divani grandi per farne divani piccoli e ve lo abbiamo raccontato qui.
Ora non ci resta che attendere la prossima trasformazione in bottega.
Link Utili:
- Obiettivo 12 Agenda 2030 dell’ONU
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